mercoledì 25 marzo 2015

Il caffè, delizia o demonio?

Testatina Benessere...






Tutto quello che c’è da sapere: effetti benefici ma non esagerate. La caffeina non è solo nella vostra tazzina ma è presente anche nel cioccolato, nel tè, nelle bevande energetiche ma non solo...
Caffè, parla l’esperto: «Mai più di quattro tazzine al giorno» (di B. Gasperini)
Delizia o demonio? Il caffè può essere entrambe le cose ma è soprattutto una bevanda buona che può far bene. Non va demonizzato, perché può essere d’aiuto anche per curare il mal di testa o altre patologie ma certo non è un medicinale. Non può esser la panacea di tutti i mali ma può diventare – anzi lo è – un piacere. Oggi, con l’aiuto di un esperto, vi spieghiamo cosa c’è dietro una tazzina di caffè ma anche a tutte le altre sostanze che contengono caffeina. Qui potrete leggere quali patologie sconsigliano l’assunzione di questa bevanda e molto altro ancora. Una guida, insomma, al piacere del caffè. Che può diventare anche demonio, ma se non avete particolari patologie e se evitate di esagerare, ecco che il rischio sarà più che scongiurato. Buona lettura, magari con accanto una bella tazza di caffè.


Il filosofo e drammaturgo francese François-Marie Arouet, meglio conosciuto come Voltaire – intorno al 1740 – la considerava una moda passeggera, ma sbagliava. La prima caffetteria di cui si abbia notizia si chiamava “Scuola delle persone colte” e aprì nel 1554 a Istanbul. Dopo quasi cinque secoli la tazzina di caffè scandisce ancora le nostre giornate e rimarca i nostri appuntamenti sociali. Consuetudine, piacere o esigenza che sia, nel tempo a questa bevanda nera sono stati riconosciuti effetti benefici. Ma non uguali per tutti. E comunque con il patto di gustarla a piccole dosi.
La caffeina nel caffè. In un chicco di caffè ci sono centinaia di sostanze. La caffeina, un alcaloide blandamente stimolante, è la più nota ma ne rappresenta solo il due per cento. Le fanno compagnia lipidi, cere, amminoacidi, carboidrati, minerali (tra cui potassio, calcio, magnesio, fosfati, solfati), precursori delle vitamine e antiossidanti. Tante sostanze, nessuna caloria, salvo quelle dello zucchero aggiunto. A prodotto finito le proporzioni possono cambiare: un caffè di Starbucks ha due volte la caffeina rispetto a quello di McDonald’s.

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La caffeina altrove. Oltre che nella pianta del caffè la caffeina, che è sostanza psicoattiva, si trova in foglie di tè, noci di cola, fave di cacao, semi di guaranà e, a seguire, nelle bevande e nei cibi che ne derivano, dal tè alla cioccolata. La caffeina viene aggiunta ad alcuni prodotti. È il caso degli “energy drink”, bevande per lo più analcoliche, che ne contengono da 50 a 500 milligrammi(da una a sette, otto tazzine di caffè), a seconda delle leggi dei vari Paesi.
Caffeina nel corpo. Una volta ingerita la caffeina entra in circolo in 30 minuti e viene assorbita in un’ora. Raggiunge il picco massimo di concentrazione a due ore dall’assunzione. Nel giro di tre, quattro, al massimo cinque ore, si dimezza. I fumatori la metabolizzano più velocemente. Le donne in gravidanza più lentamente. E comunque i tempi variano da individuo a individuo. Ecco spiegato perché qualcuno lamenta di non riuscire a dormire se beve uncaffè a tarda ora.
Effetti benefici. Per secoli accusato di provocare alterazioni di umore e comportamento, oggi al caffè vengono riconosciuti molteplici effetti positivi, legati non solo alla caffeina. Da quest’ultima dipendono, scrivono gli esperti dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano nel booklet “Caffè e Salute”, la diminuzione del senso della fatica e del tempo di reazione; l’incremento della capacità lavorativa e della vigilanza; l’aumento della digestione e della motilità intestinale; il miglioramento dell’assorbimento di farmaci analgesici come l’aspirina. E poi un’azione sulla memoria a breve termine. Sono invece legati ad altre sostanze presenti nel caffè la prevenzione di ictus, diabete di tipo 2 e di malattie cardiovascolari nei diabetici; ma anche dei tumori di cavo orale e faringe, fegato, endometrio. Ancora, una tazzina di caffè contrasta il mal di testa da rilassamento, quello che si scatena nei weekend. Mentre la polvere di caffè viene usata in massaggi rilassanti per via delle sue proprietà drenanti, disintossicanti e depurative.
Contro la depressione. Secondo uno studio della Harvard school of public health di Boston (pubblicato sulla rivista “Archives of internal medicine”) rispetto alle donne che bevono due o tre tazze di caffè al giorno, quelle che ne consumano una a settimana hanno il 15% di probabilità in più di cadere in depressione; il 20% in più di chi in un giorno ne beve quattro. La caffeina modificherebbe in maniera positiva la chimica del cervello, ma solo in senso preventivo.
Aumenta la pressione. Questo alcaloide poi è associato all’aumento della pressione arteriosa. Ma l’effetto è temperato da altre sostanze presenti nel caffè. E a lungo termine tre o quattro tazzine al giorno non aumentano il rischio di mortalità per malattia coronariche.
A ognuno il suo caffè. La caffeina agisce in maniera diversa, per durata e intensità, a seconda di chi l’assume. La sente di più chi ne fa uso meno regolarmente. Pur essendo inodore e insapore, poi, modifica la percezione dei sapori: lo stesso caffè è diverso per ciascuno, il gusto è soggettivo e può variare a seconda dell’orario e dell’abbinamento a cibi.
La dipendenza. Bastano tre o quattro somministrazioni e una o due tazzine di caffè al giorno per tollerare l’effetto stimolante della caffeina e sviluppare dipendenza. I sintomi da astinenza sono una lieve sedazione, sonnolenza, senso di affaticamento, leggero mal di testa e irritabilità. Scompaiono in tre, quattro giorni dopo la sospensione del caffè.
Sovradosaggio. Se si superano le tre o quattro tazzine giornaliere si può andare incontro a eccitazione, nervosismo, irritabilità, insonnia, tremore; ma anche nausea, vomito, aumento della diuresi, tachicardia, ipertensione e vertigini.


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