mercoledì 25 dicembre 2013

STRUFFOLI

INGREDIENTI
  • Per la pasta: 400 gr di farina
  • 4 uova
  • 1 grossa noce di burro
  • 1 cucchiaio di grappa
  • 1 cucchiaio di zucchero
  • la scorza grattugiata di 1 arancia e di 1 limone
  • sale Per completare: 300 gr di miele
  • 4 cucchiai di zucchero
  • 150 gr di canditi assortiti tagliati a dadini (arancia
  • cedro e zucca)
  • 50 gr di diavolilli assortiti
  • 10 ciliegine candite rosse. Olio d'oliva delicato o di arachide per friggere
Setacciate la farina sulla spianatoia, fate la fontana e versatevi le uova sbattute, la grappa, le scorze grattugiate, il burro fuso, lo zucchero e un pizzico di sale. Mescolate gli ingredienti e impastate per una decina di minuti. Raccogliete la pasta a palla, avvolgetela in una pellicola e lasciatela riposare per un’ora circa. Staccate un pezzo di pasta e, rotolandola sulla spianatoia infarinata, ricavate dei lunghi rotolini dello spessore di un dito mignolo. Tagliateli a pezzetti di 1/2 cm e allargateli su un piano appena infarinato. Scaldate dell’olio molto abbondante nel padellone da frittura (160/170 gradi) e friggete pochi pezzettini di pasta alla volta. Scolateli a color oro chiaro e passateli su un doppio foglio di carta da cucina. Quando sono tutti pronti, versate il miele in una casseruola, unitevi lo zucchero e 4 cucchiai di acqua e fate alzare lentamente l’ebollizione. Lasciate bollire qualche minuto fin a quando non sarà scomparsa la schiuma dalla superficie quindi versatevi i canditi e subito dopo anche i pezzettini di pasta. Mantenete la fiamma al minimo e mescolate per qualche minuto, con un cucchiaio di legno. A questo punto versate il contenuto in un piatto da portata rotondo e con le mani bagnate modellate gli struffoli dando loro una forma di ciambella. Decorateli facendovi cadere a pioggia i diavolilli e sistemando qua e là delle mezze ciliegie candite

FINE DELLE SCUSE: PER NON CREPARE DI INFARTO E ICTUS BASTA POCO: CAMMINARE 20 MINUTI AL GIORNO


Certo, è ancora meglio mangiare sano, andare in palestra un’ora al giorno ed evitare di ingozzarsi di colesterolo - Ma è uno studio di “Lancet” (non i consigli della nonna) che dimostra che basta prendere un po’ meno la macchina e fare due(mila) passi in più per ridurre drasticamente i rischi cardiovascolari…


Elena Tebano per il "Corriere della Sera"
CAMMINARECAMMINARE
Basta poco, molto poco per allungarsi la vita e ridurre il rischio di infarto o ictus: duemila passi al giorno. Un chilometro e mezzo, 20 minuti. I patiti dello shopping milanesi li percorrono quasi senza accorgersene: una delle strade più amate per gli acquisti, corso Buenos Aires, è lunga poco meno. Duemila passi sono circa quelli necessari per andare e tornare tra Piazza Venezia e il Colosseo, a Roma, magari approfittando della nuova area pedonale.
A calcolare per la prima volta il percorso minimo salva-vita è uno studio dell'università britannica di Leicester, appena pubblicato sulla rivista The Lancet , che ha preso in considerazione oltre novemila persone di 40 Paesi. I dati dicono che con duemila passi la probabilità di sviluppare disturbi cardiovascolari mortali diminuisce dell'8%. I ricercatori hanno analizzato pazienti affetti da intolleranza glucidica, la scarsa capacità di metabolizzare gli zuccheri considerata un precursore del diabete (affligge l'8% della popolazione mondiale, 344 milioni di persone che saliranno a 430 nel 2030).
«Chi ne soffre è più a rischio di malattie cardiovascolari - spiega il professor Thomas Yates, che ha coordinato la ricerca -. Mentre altri studi hanno riscontrato che l'attività fisica li aiuta a stare in salute, questo è il primo che quantifica in modo specifico quanto un cambiamento del tempo passato a camminare possa influire concretamente sul rischio di morte per infarto e ictus». Ogni duemila passi in più al giorno lo fanno scendere di un ulteriore 10%.
CAMMINARECAMMINARE
Sono camminate alla portata di chiunque, anche in città: basta prendere un po' meno la macchina o scendere qualche fermata prima se si viaggia con i mezzi. «Non occorre andare di fretta, la camminata tranquilla fa bene ed evita anche di contrarre i muscoli del collo o della schiena: è il modo migliore per accendere il corpo e insieme è una forma di meditazione dinamica», conferma Gabriele Corradi, personal trainer e fondatore della «Palestra del riposo», a Milano.
Ne è convinto anche lo scrittore Antonio Moresco, 66 anni, vincitore del premio Andersen 2008 per la letteratura per ragazzi e tra i fondatori del blog letterario Nazione Indiana , che cammina da quando era trentenne. «Ho iniziato in modo un po' istintivo, perché non riuscivo a dormire, avevo delle grandi tensioni dentro che mi facevano stare male - racconta -. I primi tempi uscivo nel mio quartiere di sera. Presto mi sono accorto che non solo stavo meglio fisicamente, ma mi regalava un vuoto creativo per la mente. I miei libri li ho scritti con i piedi», sorride.
CAMMINARECAMMINARE
Oggi Maresco ha messo su un'associazione, «Cammina cammina», che fa di questo «gesto automatico e naturale per la nostra specie» un impegno civile: ha organizzato pellegrinaggi di denuncia da Milano a Scampia, fino all'Aquila, dall'Italia a Strasburgo. L'unico rischio dei duemila passi al giorno è che non bastino più.

CAMMINARE

sabato 21 dicembre 2013

Alimentare: da ricerca Cra pasta made in Italy che fa bene

14:03 25 OTT 2013

(AGI) - Roma, 25 ott. - Nel giorno in cui il mondo intero celebra l'alimento simbolo del nostro Paese, il Consiglio per la Ricerca e sperimentazione in Agricoltura, CRA, lancia la sua pasta "funzionale", in grado cioe' di migliorare lo stato di benessere del consumatore, mediante l'aggiunta di ingredienti o componenti a valenza salutistica. Sono tipologie di prodotto, completamente nuove, superiori per molti aspetti a quelli gia' in commercio e che verranno presentati ufficialmente all'Expo 2015. Questo primo importante risultato e' stato raggiunto nell'ambito del progetto "Passworld-pasta e salute nel mondo", finanziato in parte dal Ministero Sviluppo Economico. Insieme al Cra - che, con il suo Centro di ricerca per la cerealicoltura (Cra-Cer), ha coordinato lo studio - hanno partecipato le Universita' di Foggia, Parma e Verona e 6 imprese della filiera pasta (produttori di sementi, mugnai, pastifici) tra cui la Rustichella D'Abruzzo, azienda capofila del progetto. Inoltre, sempre del Cra hanno contribuito anche l'Unita' di ricerca per la valorizzazione qualitativa dei cereali (Cra-Qce) e il Centro di ricerca per la genomica e la postgenomica animale e vegetale (Cra-GpG).
  I ricercatori hanno lavorato a partire dalle materie prime, sviluppando innovativi sfarinati funzionali (piu' ricchi di vitamine, sostanze antiossidanti e proteine di alta qualità), ottenuti da grano duro decorticato e macinato con mulino a pietra, integrato con beta glucani di orzo ( ricchi di fibra dietetica solubile, con un vero e proprio effetto prebiotico).
  A questa miscela di sfarinati sono stati poi aggiunti - per la prima volta nell'industria della pasta - spore di batteri lattici del gruppo SFLAB (spore forming lactic acid bacteria).
  Si tratta di lattobacilli che, oltre ad esercitare gli effetti benefici comuni alle specie probiotiche di batteri lattici, rimangono vitali per tutta la vita del prodotto: dalla pastificazione alla cottura, fino al transito gestro-intestinale dopo l'ingestione. Oltre a questo tipo di pasta, che possiamo definire "simbiontica" in quanto riunisce in un unico alimento le caratteristiche dei probiotici e prebiotici sara' valutata in via sperimentale un altro tipo di pasta con un'altra specie di lattobacilli in grado di produrre vitamina B2, importante per le cellule ematiche e il sistema nervoso . Le evidenze scientifiche relative agli effetti salutari dei probiotici sono molteplici: dal rafforzamento del sistema immunitario alla prevenzione del cancro intestinale. Una regolare assunzione di prebiotici, invece, favorisce l'insediamento intestinale di batteri benefici (come lattobacilli e bifidobatteri ) a scapito di quelli patogeni.
  La successiva fase del processo prevede la validazione tecnologica dei componenti/ingredienti innovativi nonche' dei loro effetti benefici, attraverso la sperimentazione su di un gruppo di soggetti sani e sara' realizzata in stretta collaborazione con i nutrizionisti dell'Universita' di Parma.
  Si tratta di un passaggio essenziale per l'eventuale richiesta di "claims" nutrizionali e salutistici dei prodotti e per valutare l'efficacia funzionale degli alimenti nell'organismo umano, utilizzando markers specifici legati all'insorgenza di malattie cronico-degenerative nonche' sul microbiota gastrointestinale dell'uomo. "Un primo traguardo per la ricerca agroalimentare - afferma soddisfatto il presidente del CRA, prof. Giuseppe Alonzo - a dimostrazione di come la Scienza possa reinventare un classico italiano come la pasta, rendendo cosi' il nostro made in Italy sempre piu' al passo con i tempi e competitivo sul mercato".

mercoledì 18 dicembre 2013

I quaranta peperoncini più piccanti del mondo Perché i peperoncini pizzicano? E quali sono le bombe piccanti più potenti? Le foto e le schede

Linkiesta
18 Dicembre 2013
Il piccante è una percezione sensoriale, simile a un bruciore ma senza essere associato all’alta temperatura. La sensazione viene causata da alcune sostanze chimiche capaci di stimolare direttamente i recettori del calore presenti sulla cute e sulle mucose umane con cui entrano in contatto. La sensazione piccante non è uniforme, ma dipende dalla sostanza che la induce; le principali sostanze sono la capsaicina, presente nei peperoncini; la piperina, presente in tutti i tipi di pepe; vari tipi di isosolfocianato e isotiocianato, nel rafano, nella senape, nel wasabi e in alcune rape o rapanelli; infine l’allicina nell’aglio, nella cipolla nello scalogno e altre piante similari…
Clicca qui per le schede di tutti i peperoncini più piccanti, o vai direttamente alla pagina specifica:

martedì 12 novembre 2013

“Non usare gli ogm non fa bene, anzi”

CONTINUA IN ITALIA LA QUERELLE SUGLI OGM

In Friuli i campi coltivati con mais ogm stanno “contaminando” i campi limitrofi: rischio epidemia?

Gli organismi geneticamente modificati (ogm) sono una novità vecchia di 10mila anni. Da quando, cioè, l’uomo è diventato agricoltore e ha cominciato a modificare il patrimonio genetico di piante e animali. Le nuove tecnologie, nate successivamente alla scoperta della struttura del Dna 50 anni fa, consentono interventi più incisivi, in tempi ristretti e dagli esiti maggiormente prevedibili. Tuttavia un alone di timori e preoccupazioni accompagna il tema degli ogm di “nuova generazione” ogni volta che se ne parla, l’opinione pubblica in Italia è ancora fortemente contraria e i governi tendono ad assecondare questa vulgata. L’esecutivo guidato da Enrico Letta non fa eccezione.
Lo scorso 12 luglio il governo ha varato un decreto legge, controfirmato dai ministri della Salute (Beatrice Lorenzin), dell’Agricoltura (Nunzia De Girolamo) e dell’Ambiente (Andrea Orlando), che vieta la coltivazione di una variante di mais geneticamente modificato, il Mon810 della Monsanto, per i successivi 18 mesi a meno che prima non 

giovedì 19 settembre 2013

Curarsi a tavola in tempo di crisi: il pomodoro previene l'ictus


I risultati di uno studio finlandese confermano 

che il consumo di frutta e verdura ha un ruolo protettivo.

Curarsi a tavola in tempo di crisi: il pomodoro previene l'ictus
di Marta Buonadonna
Secondo i medici di famiglia, riuniti a congresso a Villasimius in Sardegna, gli italiani a causa della crisi trascurano la propria salute. La metà esatta dei medici interpellati nel sondaggio condotto dal Centro studi della Fimmg (Federazione dei medici di medicina generale) sostiene che lo stato di salute dei propri pazienti è peggiorato negli ultimi anni.  
Visite specialistiche e accertamenti sono rimandati a tempi migliori, e addirittura quasi il 70% degli italiani non va dal dentista per non dover poi pagare il conto. Sud e Isole sono in maggior sofferenza, ma il trend negativo è nazionale. E la crisi porta con sé anche ansia e insicurezza che contribuiscono a peggiorare lo stato di salute dei pazienti.
In tempi di crisi, dunque, la prevenzione dei disturbi assume un'importanza ancora maggiore, dal momento che ci sono meno tempo e meno risorse da dedicare alle cure. Una buona notizia arriva in questo senso dall'American Academy of Neurology, che pubblica sulla propria rivista, Neurology, i risultati di uno studio finlandese che collega il consumo di pomodori a un minore rischio di ictus.
L'ictus è una lesione cerebrale dovuta a un'interruzione o una forte riduzione dell'afflusso di sangue al cervello. In Italia si calcola che colpisca 200mila persone l'anno  e rappresenta la principale causa di disabilità e la terza causa di morte (dopo le malattie cardiovascolari e i tumori). Oltre il 70% degli ictus colpisce persone che hanno superato i 65 anni di età.
Lo studio condotto dall'Università della Finlandia orientale a Kuopio ha coinvolto 1.031 uomini di età compresa tra i 46 e i 65 anni e ha misurato i livelli di licopene, un potente antiossidante contenuto nel pomodoro, nel loro sangue. Il follow-up è durato 12 anni nel corso dei quali si sono registrati gli eventi clinici importanti. I ricercatori hanno trovato una relazione tra il licopene e il rischio ictus.
Tra gli uomini che presentavano i più bassi livelli di licopene, 25 su 258 hanno avuto un ictus. Tra quelli con i livelli più alti di questo antiossidante l'ictus ha colpito solo 11 uomini su 259, quindi ilrischio era diminuito del 55%. Se poi si esamino solo gli ictus dovuti a trombosi, cioè a coaguli di sangue, la relazione si fa ancora più marcata e il rischio, nei consumatori d pomodori, scende del 59%.
"Questo studio si aggiunge alle altre evidenze che una dieta ricca di frutta e verdura è associata a un più basso rischio di ictus", ha concluso Jouni Karppi, autore della ricerca. Il pomodoro è l'alimento in assoluto più ricco di licopene, al quale deve il proprio colore rosso vivo. Il tenore del prezioso antiossidante resta alto in qualunque modo lo si consumi: fresco in insalata, in forma di pelati o passata, nel ragù. Altri alimenti che contengono licopene, sia pure in quantità sensibilmente minori, sono la papaya, il pompelmo, meglio se rosa, e i cachi.

sabato 27 luglio 2013

Il caffè fa venire il buonumore

BENESSERE 26/07/2013 -
da "LA STAMPA.IT" 

GLI EFFETTI ANTIDEPRESSIVI DELLA CAFFEINA
Il caffè pare promuova il buonumore, agendo come una sorta di antidepressivo capace di prevenire il suicidio. Foto: ©photoxpress.com/Kavita

Il caffè pare abbia l’effetto di un antidepressivo riducendo del 50% il rischio di suicidio tra i bevitori, rispetto a chi lo beve decaffeinato o non lo beve affatto, dimostrandosi una sorta di tonico dell’umore
LM&SDP
Bere caffè per molti è un rito, un piacere irrinunciabile. Ma, dietro a questa abitudine si può celare un effetto benefico non conosciuto che va addirittura a influire sui tassi di suicidio tra le persone.
La caffeina contenuta nel caffè tradizionale agirebbe come un lieve antidepressivo che dunque migliora l’umore e previene in qualche modo la depressione.

Pubblicato sul The Journal World of Biological Psychiatry, lo studio condotto dai ricercatori statunitensi della Harvard School of Public Health (HSPH) suggerisce come chi beve caffè sia meno a rischio suicidio di ben il 50%, rispetto a coloro che non lo bevono. Tuttavia, questo effetto si avrebbe soltanto se si beve caffè tradizionale, non decaffeinato.

«A differenza di precedenti indagini – spiega il dottor Michel Lucas del Dipartimento di Nutrizione presso l’HSPH – siamo stati in grado di valutare l’associazione del consumo di bevande contenenti caffeina e non contenenti caffeina, e abbiamo identificato la caffeina come il più probabile candidato di qualsiasi effetto protettivo putativo del caffè».

La revisione sistematica ha preso in esame tre grandi studi Usa che hanno visto il coinvolgimento di 43.599 uomini dell’Health Professionals Follow-up Study (HPFS), 73.820 donne del Nurses’ Health Study (NHS), e 91.005 donne del Nurses’ Health Study II (NHSII). I dati raccolti hanno permesso ai ricercatori di scoprire che il rischio di suicidio tra gli uomini e donne adulti che bevevano tra le 2 e le 4 tazze di caffè al giorno era di circa la metà, rispetto a coloro che bevevano caffè decaffeinato, ne bevano poco o per nulla.

Secondo gli scienziati questi risultati possono essere dovuti alla capacità della caffeina di stimolare non solo il sistema nervoso centrale, ma di agire come un antidepressivo lieve, stimolando produzione di alcuni neurotrasmettitori nel cervello: tra questi serotonina, dopamina e noradrenalina.

L’analisi si è soffermata sul consumo di caffeina nelle diverse forme: derivante dal caffè, dal tè, dalle bevande energetiche e altre, dal cioccolato. Le informazioni raccolte hanno mostrato che la maggiore fonte di caffeina restava comunque il caffè con l’80% per le partecipanti al NHS, il 71% per le partecipanti al NHS II e il 79% per i partecipanti all’HPFS.
Tra tutti i partecipanti ai tre studi si sono verificati 277 casi di morte per suicidio.

«Nel complesso – scrivono gli autori  – i nostri risultati suggeriscono che ci sono pochi altri vantaggi in un consumo al di sopra delle 2-3 tazzine al giorno o 400 mg di caffeina al giorno». A motivo di ciò, i ricercatori sconsigliano agli adulti depressi di aumentare il consumo di caffeina, perché la maggior parte delle persone si adatta a un consumo di caffeina a un livello ottimale per loro e un aumento potrebbe causare spiacevoli effetti collaterali.
Continuiamo quindi a goderci il piacere del nostro caffè senza esagerare, perché tanto il suo effetto “buonumore” ce l’abbiamo comunque.