giovedì 5 dicembre 2019

MITI DA SFATARE Le 6 combinazioni alimentari che dividono gli esperti: fanno male alla salute oppure no? Non è raro che il mondo scientifico si trovi in disaccordo sulla presunta dannosità di alcuni cibi, soprattutto se consumati in abbinamento ad altri: cerchiamo di fare un po' di chiarezza

 di Simona Marchetti

Tè col latte


L'accoppiata cara agli inglesi sarebbe in realtà quanto di peggio per la nostra scorta di antiossidanti. A sostenerlo qualche tempo fa, la dietologa Alissa Rumsey, portavoce dell'Academy of Nutritrion and Dietetics, al sito EatClean.com. «Il tè nero è ricco di antiossidanti che aiutano a ridurre le infiammazioni legate a tutta una serie di patologie, fra cui le malattie cardiache e il diabete - spiega l'esperta - ma aggiungervi anche una piccola quantità di latte, di mucca o di soia, azzera questi benefici, perché le proteine del latte si legano agli antiossidanti, impedendo a questi ultimi di essere assorbiti». Una teoria con la quale però il nutrizionista Andrea Ghiselli, dirigente di ricerca del Centro CREA - Alimenti e nutrizione e presidente della Società Italiana di Scienze dell’Alimentazione, si trova in totale disaccordo. «Certi articoli servono solo a confondere il consumatore, dandogli informazioni errate, perché non ci sono, in linea generale, delle combinazioni alimentari che di per sé non possano andar bene, men che meno questa del tè col latte. Questa stupidaggine è originata dal fatto che le proteine del latte legano una parte dei polifenoli del tè, ma in realtà questo non ha alcun effetto sulla salute».

Pane bianco e marmellata

I carboidrati semplici fanno impennare i livelli di zucchero nel sangue, quindi metterne due insieme (come appunto pane bianco e marmellata o bevande gassate e patatine fritte) è garanzia di disastro assicurato. A pensarla così è la dietologa Liz Weinandy dell'Ohio State University Wexner Medical Center, che spiega: «Quando i livelli di zucchero aumentano all'improvviso, l'organismo è costretto a lavorare molto intensamente per riportarli nella norma, rilasciando insulina dal pancreas. Ma a lungo andare questo processo usura il pancreas e crea così una resistenza all'insulina e il diabete». Uno scenario deprimente, non condiviso però da Ghiselli: «Non c'è alcun motivo per non mettere la marmellata sul pane bianco. Va da sé che sarebbe meglio usare pane integrale senza marmellata, ma il problema è nelle quantità non nell'abbinamento. In altre parole: meglio 50 grammi di pane bianco con 10 grammi di marmellata che 100 grammi di pane integrale con 10 grammi di marmellata».

Insalata e condimento senza grassi

Uno studio pubblicato sull'American Journal of Clinical Nutrition ha sottolineato che i carotenoidi - ovvero i pigmenti contenuti nei vegetali e legati a una riduzione del rischio di cancro, delle malattie cardiovascolari e della degenerazione maculare - sono assorbiti più rapidamente dall'organismo se accoppiati ad un condimento grasso rispetto a uno a ridotto contenuto di grassi o totalmente fat-free. Ragion per cui, secondo la dietologa Rachel Meltzer Warren, autrice di “The Smart Girl's Guide to Going Vegetarian”, «evitare i grassi nell'insalata equivale a mettere un gigantesco posto di blocco all'assorbimento di nutrienti da parte del nostro organismo». Paragone, e abbinamento, che Ghiselli rigetta in toto, definendolo «una corbelleria, perché sarebbe come dire che se mangiano una pesca, ci dobbiamo mettere del burro intorno».

Alcol e caffeina

Chiudere il pasto con un espresso, dopo che a tavola si è bevuto qualche bicchiere di vino, o mescolare direttamente caffeina e alcolici, come per esempio vodka e Red Bull, è considerata una pessima idea, perché l'energia ottenuta dalla caffeina può mascherare l'intossicazione alcolica, facendo così sottovalutare la reale portata dell'eventuale sbronza. Non bastasse, una ricerca della Wake Forest University School of Medicine ha evidenziato come le persone che tendono a combinare caffeina e alcol si espongano ad un rischio maggiore d'incidente stradale rispetto a quelle che evitano l'abbinamento. Ma anche qui la visione di Ghiselli è assai diversa: «Il problema è sempre nelle dosi. La caffeina può certamente mascherare gli effetti di un'intossicazione alcolica, ma la regola è che l'intossicazione alcolica non deve mai essere raggiunta. Direi che siamo quindi al paradosso».

Lenticchie e vino rosso

Essendo ricco di tannini, abbinare il vino rosso a fonti di ferro di origine vegetale, come ad esempio le lenticchie e la soia, ostacolerebbe seriamente la capacità dell'organismo di assimilare il minerale. «Un problema che riguarda in particolare vegani e vegetariani - fa notare la dottoressa Rumsey - perché già il ferro di origine vegetale è più difficile da assorbire rispetto a quello contenuto nella carne, se poi al mix si aggiungono anche i tannini, ecco che riuscire ad ottenere la quantità di ferro necessaria all'organismo diventa ancora più complicato». Un'affermazione che però Ghiselli definisce «assurda e grottesca». E spiega: «Il motivo per cui le lenticchie non devono essere accompagnate da vino rosso consiste nel fatto che il vino è una bevanda alcolica e sarebbe meglio evitarla. Ma per tutto, non solo per le lenticchie. Ma a parte questo l’assurdo e il grottesco di questa affermazione è che le lenticchie sono già di per sé ricche di tannini, quindi bisognerebbe non mangiare le lenticchie con le lenticchie».

Hamburger e birra

L'accoppiata costringe il fegato a un superlavoro, causando una generale sensazione di pesantezza post pasto, perché i grassi rallentano la digestione. E fin qui gli esperti sono tutti d'accordo. Ma la convinzione della dottoressa Rumsey secondo cui «i grassi dell'hamburger fluttuano nel flusso sanguigno, rischiando di venire immagazzinati dal tessuto adiposo, perché il fegato metabolizza prima l'alcol della birra, riconoscendolo come una tossina» fa (eufemisticamente) sorridere Ghiselli. «È vero che l'alcol è metabolizzato dal fegato prima degli altri macronutrienti, sia che questi vengano da hamburger, patatine fritte o pollo arrosto, ma ciò non significa che i grassi dell'hamburger non ancora metabolizzati dal fegato se ne vadano a spasso per l'organismo!».

mercoledì 4 dicembre 2019

Ricetta spaghetti con le vongole, un primo piatto della tradizione campana La ricetta degli spaghetti con le vongole, uno dei piatti più conosciuti e famosi della tradizione campana.

Uno dei piatti più conosciuti e famosi della tradizione campana sono gli spaghetti con le vongole, che a Napoli si chiamano per la precisione “a vongole”.
Facilissimo da fare, strepitoso nel gusto, questo primo piatto di mare fa sempre centro, che sia una cena elegante o un pranzo in famiglia di domenica magari proposto come alternativa al ragù di carne napoletano.
La versione che qui vi proponiamo è quella più classica e semplice, bianca, ma molti apprezzano questo piatto anche con un paio di pomodorini che conferiscono una nota particolare sia nel gusto che nel colore.
Per fare questo piatto vi occorrono pochissimi ingredienti ma di grande qualità.

Tempo di preparazione

5 minuti

Tempo di cottura

15 minuti

Dosi per

4 Persone

Ingredienti

  • 400 g Spaghetti
  • 400 g Vongole
  • Olio Extravergine D’Oliva
  • 1 spicchio Aglio
  • Sale
  • Pepe
  • Prezzemolo

Preparazione

Per preparare la ricetta degli spaghetti con le vongole per prima cosa in una padella mettete a soffriggere nell’olio, l’aglio e alcuni gambi di prezzemolo.
Quando l’aglio sarà imbiondito toglietelo ed eliminate anche il prezzemolo quindi aggiungete le vongole che avrete fatto saltare in un colapasta per eliminare eventuali residui di sabbia.

Copritele e fatele aprire.
Nel frattempo cuocete gli spaghetti in acqua salata.
Quando mancano 3 minuti alla fine della cottura alzateli dall’acqua e trasferiteli nella padella aggiungete un mestolino di acqua di cottura e finite di cuocere in padella, aggiungendo anche del prezzemolo fresco tritato.

Impiattate i vostri spaghetti alle vongole e serviteli caldissimi aggiungendo pepe e ulteriore prezzemolo.

martedì 3 dicembre 2019

I 7 errori da non fare quando si cuoce il pesce

I 7 errori da non fare quando
si cuoce il pesce

di Simona Marchetti
Scheda 1 di 7

1 .
Non controllare le lische

Che il pesce faccia bene alla salute è cosa nota. Se però tutte le volte che decidete di cucinarne uno, qualcosa va storto, la colpa potrebbe pure essere del povero pesce, ma assai più probabilmente vostra, perché questo tipo di cottura è certamente facile e veloce, ma anche estremamente delicata e basta davvero un nonnulla per rovinare tutto. E come spiegato sul sito Prevention.com, uno degli errori più frequenti è quello di non controllare accuratamente che non ci siano più lische, anche nel caso in cui il pesce sia già pulito, col rischio di ritrovarsene poi una in gola nel bel mezzo della cena. A volte però il solo controllo visivo non è sufficiente ed è quindi meglio "toccare con mano" che non ci siano piccole lische nascoste: nel caso, usate delle pinzette per estrarle.

2 .
Esagerare col sale

Il sale è essenziale per dare sapore, ma metterne troppo nella marinatura finirà col rendere il pesce molliccio e secco anziché sodo e compatto. Per non correre rischi, conviene usare giusto un pizzico di sale nella marinatura e aggiungere invece il resto del condimento poco prima di metter il pesce in padella.

3 .
Non asciugare il pesce

Per avere una crosta bella dorata e croccante è indispensabile che la superficie del pesce non sia bagnata: asciugate perciò il filetto con uno strofinaccio da cucina prima di cuocerlo

4 .
Usare una padella non abbastanza calda

Vero, il pesce cuoce in fretta, ma questo non significa che non serva comunque una giusta dose di pazienza. In altre parole, bisogna aspettare che la padella sia calda al punto giusto (ovvero, l'olio al suo interno dev'essere scintillante ma non fare fumo) prima di metterci dentro il filetto. In caso contrario, non solo non cuocerà in modo uniforme, ma rischierà pure di attaccarsi al fondo.

5 .
Sbagliare lato di cottura

Se pensate che iniziare a cuocere il filetto di pesce dal lato della pelle piuttosto che da quello della carne non faccia una sostanziale differenza, non potreste essere più in errore, perché in realtà fa un'enorme differenza. La pelle grassa e spessa del pesce impiega infatti più tempo a cuocere, proteggendo così la delicatezza della carne. E nel caso in cui la pelle non fosse di vostro gradimento, potrete sempre staccarla a cottura ultimata.

6 .
Continuare a girare il pesce mentre sta cuocendo

Cercare di capovolgere un filetto prima che il lato inferiore sia cotto servirà solo a farlo attaccare alla padella e a romperlo. Meglio dunque evitare di sabotarlo e lasciarlo invece cuocere in modo uniforme da un lato, prima di girarlo e fare lo stesso sull'altro.

7 .
Cuocere il pesce troppo a lungo

Il pesce stracotto è uno degli errori più frequenti che si commettono ed è anche il peggiore di tutti, perché un pesce rimasto in padella troppo a lungo diventa irrimediabilmente duro, asciutto e insapore. Sebbene i tempi di cottura differiscano da pesce a pesce, come norma generale è consigliabile rimanere fra i 3 e i 5 minuti per lato e, in caso di dubbio, utilizzare un termometro da cucina: quando la temperatura interna nella parte più spessa del pesce raggiunge i 60 gradi, è il momento di toglierlo dal fuoco


Foto Pixabay
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