Redazione, L'Huffington Post
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Aglio, Olio evo e peperoncino piccante sono gli ingredienti base della mia cucina e ciò la colloca nella "Cucina povera". La cucina è CULTURA, senza tema di smentite e perciò la definisco EPICUREA: valorizza ciò che hai, non desiderare l'impossibile.
Ho iniziato a cambiare la mia alimentazione circa nove anni fa, quando sono diventata vegetariana prima e poi, gradatamente, vegana.L’ho fatto per tanti motivi, etici innanzitutto, avendo letto e compreso dell’impatto che lo stile di alimentazione vigente ha sul pianeta, le persone e gli animali; poi salutistici e infine psicologici, per il senso di controllo sulla mia vita che ricavavo dall’attenermi scrupolosamente a una regola.Ciononostante, non mi sono mai sentita veramente parte di un gruppo, perché non mi riconoscevo nello spirito battagliero che normalmente viene associato a una persona vegana. Quel mix di superiorità morale, indignazione e condanna che senza parole, o con molte parole, dice: tu sei sbagliato.
Mi sono imbattuta negli ehretisti, che utilizzano il criterio della formazione di muco come fonte di tutti i mali e per evitarlo eliminano tutti i cibi che lo producono, compresi i cereali. Sempre più difficile.Ancora un piccolo passo ed ecco i crudisti, che a quanto detto aggiungono che quando è nato l’uomo certo non cucinava il proprio cibo, motivo per cui non cuociono nulla e si assicurano un apporto vitaminico maggiore.All’interno dei crudisti ci sono però i fruttariani, puristi che mangiano solo i frutti, sostenendo che l’uomo originario, e quindi il suo apparato digerente, non avrebbe scelto verdure sgradevoli al palato da crude (crucifere, tuberi…) ma avrebbe decisamente preferito la frutta dolce e matura, che non a caso piace ai bambini (quelli non corrotti dal cibo spazzatura).All’interno dei fruttariani ci sono anche i monofrutto: i melariani, ad esempio, rilevano che la composizione della mela sia così completa ed eccezionale che potrebbe rappresentare l’unico sostentamento.Beh, qui la ricerca della dieta perfetta aveva raggiunto lo stadio di ‘aspetta un attimo…’. Anche perché, volendo, esiste l’alimentazione pranica: vivere di sola luce. C’è una signora australiana, Jasmuheen, che insegna a ricavare il nutrimento dall’energia universale, e la intende, tra l’altro, come una possibile soluzione alla fame nel mondo.
Per la prima volta mi sono aperta alla domanda se tutta questa faccenda del veganesimo fosse leggera o pesante per me, e la risposta, forte e chiara, è stata: PESANTE. Ero diventata vegan a partire da nessuna domanda ma tante conclusioni e decisioni: avevo deciso di volta in volta quale cibo fosse migliore per me, l’avevo imposto al mio corpo senza mai ascoltarlo. Tutto questo conflitto e giudizio può salvare davvero il nostro amato pianeta e gli animali sfruttati?
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Come possiamo cambiare e contribuire a cambiare il mondo, se non siamo disponibili a dare a noi stessi ciò di cui abbiamo bisogno? Come sarebbe scegliere di mangiare ciò che il corpo richiede, e mangiarne solo finché ci dà godimento? Senza punti di vista o limitazioni..? Mangeremmo meno? Mangeremmo meglio? E se fosse il corpo a scegliere cosa mangiare? In fondo, è lui quello che mangia!
Non so che ne diranno i dietisti, i vegetariani, i vegani, i macrobotici, i crudisti, la mia mamma (che saluto) e gli esperti di ogni genere: per me è puro godimento, e ancora non ho smesso di raccogliere consapevolezza da questo immenso senso di libertà che provo, da quando ho smesso di imporre al mio corpo punti di vista altrui spacciati per miei.