venerdì 15 novembre 2019

Gli errori da evitare quando si cucina la Pasta alla Norma

12 NOV 2019
Come cucinare la pasta alla Norma? La domanda è apparentemente semplice ma, in realtà, gli errori sono sempre dietro l’angolo. Stiamo parlando di una delle ricette siciliane più famose, una di quelle cui è impossibile resistere. Proprio perché è così nota, su di lei ne sentiamo dire di tutti i colori. La verità, però, è che c’è solo un modo per prepararla come si deve, e quel modo passa da alcuni accorgimenti. Vediamo dunque insieme gli errori da evitare quando si cucina la pasta alla Norma.

La pasta

Per fare la pasta alla Norma dovete usare i maccheroni, al massimo degli spaghetti. Non si può usare qualsiasi tipo di pasta. L’importante è che sia pasta trafilata, perché deve trattenere bene i sugo. Niente pasta liscia, dunque, né pasta fresca all’uovo, perché altrimenti il condimento va tutto sul fondo del piatto. Cercate, inoltre, di usare una pasta di qualità, meglio se fatta in Sicilia.

Le melanzane

Devono essere fritte, e fritte bene. Utilizzate olio extravergine d’oliva e ricordate di fare perdere alle melanzane il liquido di vegetazione, prima di friggerle. Salatele e fatele riposare per un’ora, quindi lavate via il sale e asciugatele. Solo dopo è il momento di friggerle.

La salsa

Per la pasta alla Norma non si utilizza la passata pronta. Bisogna fare il sugo con il pomodoro fresco. Guai, poi, a mischiare sugo e melanzane. Quando impiattate, le melanzane vanno messe all’ultimo!

I trucchi per fare una peperonata squisita, e perfino digeribile

Trucchi peperonata classica: quali peperoni?

Partiamo dal presupposto che i peperoni per la peperonata vanno a sentimento e a gusto, in base alle tipologie. I colori sono una buona discriminante se avete bisogno di una certa sfumatura da accompagnare ad un secondo particolare, ma in linea generale è meglio andare a sapori. Per non fare torto a nessuno solitamente si opta per i peperoni variegati, uno o due per colore (rosso, giallo e verde), ma sappiate che i peperoni rossi sono più intensi e quasi piccanti, i gialli sono i dolci per eccellenza, e quelli verdi sono un filino più amarognoli: regolatevi di conseguenza. Nella ricetta originale della peperonata vanno tagliati a listarelle lunghe dopo averli mondati del picciolo e delle parti bianche interne, che sono anche quelle più complicate da digerire. Non provate nemmeno a spellarli, spezzereste il cuore all'essenza resistente della peperonata, che dà il meglio di sé sulla lunga.

Trucchi peperonata classica: gli ingredienti base

La base di ogni contorno goloso è il soffritto di cipolla e la peperonata non fa eccezione. Ricordatevi che bruciare la cipolla equivale a peggiorare la digestione: fatela imbiondire lentamente, a fiamma bassissima e a lungo in modo che non prenda virate amare, in una generosa quantità di olio extravergine di oliva. Volendo potete aggiungere anche uno spicchio di aglio in camicia per dare corpo al soffritto, senza tritarlo per non soverchiare la dolcezza dei protagonisti. Aggiungete le listarelle di peperoni e fate cuocere con molta calma per almeno una mezz’ora. Per aromatizzare, le scuole di pensiero sono molte ma vince su tutte quella delle erbe fresche, aggiunte a fine cottura e a fuoco spento. Sbizzarritevi con l'evergreen basilico, oppure osate timo, maggiorana, origano fresco. Unica raccomandazione: per accentuare il piccante affidatevi solo al peperoncino. Fedeltà alla linea.

Trucchi peperonata classica: pomodoro sì/pomodoro no

Sibillinamente: dipende. Se volete una peperonata più sugosa, aggiungete un po’ di passata rustica dopo 15 minuti di cottura dei peperoni, così che abbia comunque il tempo di tirare un po’ e asciugarsi a dovere. Se invece non amate le salse lunghe, potete sporcare con un po’ di triplo concentrato (quello che usereste per il ragù, per intenderci) giusto per addolcire l’eventuale sapore amarognolo dei peperoni verdi. Per chi predilige il peperone in purezza, nessuno vi vieta di farli in bianco e goderveli senza fronzoli.

Trucchi peperonata classica: l’agrodolce

La sfumatura acidula e morbida assieme è una vera mano santa sulla peperonata, bilancia i sapori e rende tutto più rotondo. Certo, l'agrodolce non piace a tutti, ma va comunque provato. Basterà un cucchiaio raso di zucchero sui peperoni mentre si rosolano, e una spruzzata di aceto di vino poco dopo, per ottenere una peperonata originale e buonissima (specialmente se dovete accompagnarla a carne rossa succulenta). In più lo zucchero aiuta a bilanciare l'eventuale acidità del pomodoro prescelto, è un vero plus. Altrimenti, fate pure senza.

Trucchi peperonata classica: quando mangiarla?

Il giorno dopo, sempre. Che domande. Come la parmigiana, la peperonata va consumata post riposo doveroso, così che i sapori si amalgamino e diventino un concentrato unico di meraviglia. Se invece pensate di avere molta fretta e non resistete, fatela comunque riposare una mezz’ora prima di consumarla: la peperonata è sempre più buona se mangiata tiepida o fredda, mai bollente. E senza lesinare sulla scarpetta.

martedì 12 novembre 2019

Spaghetti alle vongole, 4 errori da evitare se volete un piatto perfetto Gli spaghetti alle vongole sono uno dei primi piatti preferiti dagli italiani: ecco 4 errori da evitare se volete un piatto perfetto!

di CHIARA CAJELLI 11 Novembre 2019
Difficile resistere ad un bel piattone di spaghetti alle vongole! Se poi è bello cremoso, con la pasta al dente, le vongole carnose… ah, che acquolina. Servono davvero pochissimi ingredienti, ma il tranello è dietro l’angolo e una mossa sbagliata può compromettere interamente il risultato. Ecco quindi 4 errori da evitare se volete un piatto perfetto. Diamo per scontato che sappiate che vongole veraci e lupini (le “vongole” più acquistate) non siano la stessa cosa.

1. Lasciare la sabbia nelle vongole

Pulire le vongole – per le quali in Europa esiste un regolamento ittico preciso – richiede pazienza e precisione. Ecco un vademecum chiaro e semplice:
  • eliminate le vongole crepate, con il guscio rotto e già aperte;
  • battete le vongole sul piano di lavoro, una per una e con la chiusura della conchiglia verso il piano: quelle da scartare rilasceranno sul tagliere una macchia di sabbia, fangosa;
  • dopo questa doppia selezione iniziale, pulite le rimanenti: sciacquatele per bene e accumulatele in un colino a maglie strette. Posizionate il colino in una capiente bacinella piena di acqua fresca: è TASSATIVO che l’acqua sia a filo con le vongole, altrimenti queste non avranno abbastanza ossigeno se immerse completamente;
  • cospargete le vongole con del sale grosso e lasciatele spurgare per 30-40 minuti;
  • sollevando il colino, noterete che l’acqua sarà torbida: ripetete quindi tutto in acqua nuova, fino a che non rimarrà limpida

2. Buttare l’acqua di cottura delle vongole

Ora che avete pulito per bene i molluschi, non vi resta che fare un bel soffrittino con olio, aglio, peperoncino e buttarle poi tutte in pentola e coprire con coperchio: in un paio di minuti le vongole si apriranno (quelle che rimangono chiuse, buttatele) e avranno rilasciato un buonissimo succo. Ebbene, filtrate il succo e tenetelo, per due motivi:
  • vi servirà per conservare le vongole aperte e/o sgusciate, fino al momento di aggiungerle alla pasta;
  • sarà il condimento migliore che possiate usare per questo piatto, al pari della bisque se cucinate i gamberi, o del fumetto se cucinate il pesce

3. Far cuocere troppo la pasta

Il condimento della pasta (che può essere bianco – io lo preferisco – o con aggiunta di pomodoro) e le vongole sono importanti, ma non meno di una cottura ottimale degli spaghetti. Inutile dire che questi debbano essere di buona qualità, ma l’importante è cuocerli molto al dente. Per “molto al dente” intendo che devono piegarsi ma, se masticati, si deve sentire ancora la durezza. IMPORTANTE: nel momento in cui li scolate, tenete due mestoli dell’acqua di cottura.

4. Non mantecarla

La pasta scolata molto al dente deve essere messa in padella con un altro soffritto e dev’essere mantecata: usate l’acqua di cottura delle vongole e l’acqua della pasta, aggiungendo pochi liquidi per volta e mescolando continuamente la pasta con un forchettone o delle pinze. Girandola continuamente e aggiungendo liquidi, la pasta si cuocerà e rilascerà l’amido che renderà la pietanza molto cremosa.
C’è chi aggiunge i molluschi solo verso fine cottura per non stra-cuocerli (come faccio io) e chi invece le ributta subito in padella dopo l’apertura, addirittura insieme alla loro acqua filtrata. A voi la scelta, ma cambierà poco se seguite le regole base appena elencate.  

domenica 10 novembre 2019

I trucchi per fare gli spaghetti aglio olio e peperoncino perfetti E non avere nessun problema di alito.

Gli spaghetti aglio olio e peperoncino sono una di quelle ricette classiche che sembrano facilissime da fare. Dai, che ci vuole? Gli ingredienti sono già nel nome della ricetta: aglio, olio evo buono, peperoncino a piacere, una bella porzione di spaghetti da cuocere meticolosamente in pentola. E poi? Perché la maggior parte delle volte la pasta aglio olio e peperoncino, da golosa semplicità, diventa immangiabile e si piazza sullo stomaco, invece di conciliare il sonno? Prima regola: devono essere spaghetti, al massimo linguine o vermicelli. Pasta lunga in generale: la pasta corta non si presta alla preparazione.

Spaghetti aglio olio e peperoncino, come si fa

Abbondante olio, innanzitutto, in una padella di alluminio come quelle del ristorante. Non siate parsimoniosi, il condimento è basico ma merita di non essere lesinato. Accendete la fiamma molto bassa per iniziare a scaldare piano piano l’olio: pelate accuratamente e tritate finemente uno spicchio d’aglio (calcolatene uno ogni due commensali, aumentando progressivamente), che metterete a scaldare delicatamente nell’olio senza mai farlo arrivare al punto del soffritto. Aggiungete peperoncino fresco sempre tritato, tenendo rigorsamente la fiamma bassa per non far bruciare l’aglio.

Spaghetti aglio olio e peperoncino, i trucchi definitivi

Uno, e uno solo, vi salverà dalla banalissima pasta all'olio: l'amalgama tra la cottura della pasta e il salto in padella. Quando avrete gli spaghetti salati perfetti, abbiate cura di assaggiare che siano effettivamente al dente, almeno un paio di minuti indietro di cottura. Versateli in padella e alzate un pochino la fiamma. La mantecatura della pasta va fatta con coscienza, aggiustando l’acqua di cottura affinché l’amido crei la cremina avvolgente attorno allo spaghetto. In questo modo la ricetta classica degli spaghetti aglio olio e peperoncino verrà perfetta.

Spaghetti aglio olio e peperoncino, le varianti

Dato che è una preparazione semplice (almeno all’apparenza), gli spaghetti aglio olio e peperoncino si prestano ad adattamenti di ogni tipo. Le varianti possono contemplare l’aglio in camicia intero, da far scaldare nella padella con l’olio per toglierlo più facilmente in seguito. In alcuni casi si possono aggiungere prezzemolo alla fine, oppure un’acciuga sminuzzata nell’olio per dare più sapore (anche se cambia l’essenza del piatto). Tra le varianti più apprezzate degli spaghetti aglio olio e peperoncino c’è l’aggiunta di pangrattato tostato in padella, che va a dare un po’ di croccantezza, oppure il parmigiano grattuggiato. Da provare anche una spolverata di scorza di limone, che aggiunge freschezza e sapore. Questa pasta è comunque un’ottima base per lavorare di fantasia e recuperare come condimento vari tipi di verdure e avanzi che giacciono in frigo da qualche giorno, amalgamandoli all’olio.

venerdì 8 novembre 2019

Come sciogliere il cioccolato: 3 efficaci alternative per una salsa densa e omogenea

di Susanna Danieli

 Nel forno a microonde

Ponete in una ciotola il cioccolato sminuzzato in piccoli pezzi: ciò è essenziale per permettere loro di fondere più in fretta ed evitare bruciature. Fate scaldare per 1 minuto a 1000 watt; lasciate riposare 30 secondi e riaccendete il microonde per altri 30 secondi a 1000 watt. In alternativa scaldate il cioccolato a 650 watt in tre cicli da 1 minuto ciascuno. Al termine mescolate bene per amalgamare anche i pezzi che non si sono fusi del tutto. 

martedì 5 novembre 2019

Tiramisù

Tiramisù, gli ingredienti

Per 4 persone servono: 3 uova, 300 g di mascarpone, 120 g di zucchero, 20 savoiardi, 3 tazzine di caffè, 1 bicchierino di rum o marsala, sale, cacao amaro in polvere.

La crema al mascarpone

          Per una crema morbida e dalla consistenza leggera, cominciate separando gli albumi             dai tuorli. Montate questi ultimi con lo zucchero fino a ottenere un composto chiaro e             arioso. Aggiungetevi il mascarpone, precedentemente mescolato per eliminare even-              tuali grumi, e lavorate fino a ottenere un preparato liscio e omogeneo. Parallelamente             montate gli albumi con l’aggiunta di un pizzico di sale e unite al resto, mescolando                 delicatamente dal basso verso l’alto per non sgonfiare l’insieme. Riponete in frigo per           mezz’ora circa.

   La panna?

                     Per i puristi è una blasfemia. In realtà la panna è un’ottima alternativa a                                   ll’albume. Che è, sì!, più leggero, ma se non lo si monta con attenzione rischia                       di collassare nella crema, sgonfiandola. La panna, invece, una volta                                         incorporata non si muove e la sua consistenza resta inalterata. Per non                                      esagerare, la soluzione è inserirla nella ricetta al posto di un albume.

        I savoiardi

                             Mentre la crema al mascarpone riposa in frigorifero, preparate il caffè —                                 senza zucchero — e lasciate raffreddare onde evitare che i biscotti ne                                       assorbano troppo e finiscano per creare l’effetto «pappetta», annacquando                               l’insieme. Quindi, immergetevi per pochi istanti metà dei savoiardi,                                         disponeteli dentro a una pirofila e ricoprite con metà della crema al                                         mascarpone. Livellate con il dorso di un cucchiaio e ripetete il                                                 procedimento fino a ultimare biscotti e caffè. Fate raffreddare in                                               frigorifero per almeno un paio d’ore. Poi spolverate la superficie con un                                   velo di cacao amaro e servite.

             Pavesino sì o no?

                                       Anche in questo caso, i puristi storcerebbero il naso. Il tiramisù                                                 tradizionale prevede i savoiardi, vero. Con i pavesini, però, il                                                   risultato è più cremoso. Essendo molto sottili, infatti, i biscotti                                                 lasciano filtrare la crema tra uno strato e l’altro. La pirofila diventa                                           un tripudio di mascarpone, panna e uova.

                  Il giusto riposo

                                                 Una volta preparato, il tiramisù dovrebbe stare in frigorifero                                                      almeno tre ore. Che siano di savoiardi o pavesini, gli strati                                                        hanno il tempo di fondersi tra loro e la consistenza, con il                                                          freddo, raggiunge la perfezione: compatta e densa.